È con senso di aspettativa che sono qui stamattina! Finisce l’attesa e partecipo con gioia al lancio ufficiale di CHARIS, lo strumento pensato da Papa Francesco per rinnovare e accompagnare – riprendo le sue parole – “la corrente di grazia” che è il Rinnovamento Carismatico Cattolico. Ringrazio il Moderatore di CHARIS Jean-Luc Moens (a cui faccio i migliori auguri di buon lavoro!) per l’onore dell’invito, per il privilegio del contributo che mi hanno chiesto di dare.

Non mi sfugge certamente il significato che, al di là della mia persona, ha questo invito. Mi sembra evidente la volontà di Papa Francesco di riconoscere il contributo pentecostale degli inizi, di riprendere e sottolineare la vocazione ecumenica nella natura e alle radici del Rinnovamento Carismatico Cattolico, di metterla tra le priorità nelle finalità e nell’agenda di CHARIS.

Il processo avviato con il Concilio Vaticano II, nonostante resistenze e battute d’arresto – grazie a Dio è andato avanti. Con l’aggiunta recente – frutto della sensibilità e della lungimiranza di Papa Francesco – della richiesta di perdono ai Pentecostali italiani, della sorprendente e “rivoluzionaria” apertura di fiducia verso il mondo pentecostale. Con il risultato, già sperimentato, di nuove aperture e sensibilità inaspettate. Ne sono testimone personale.

Si è fatta nel frattempo sempre più chiara la comprensione, più esplicita la verbalizzazione, che il cammino dell’unità non avesse come traguardo una delle confessioni cristiane, compresa la Chiesa di Roma, ma Cristo stesso e la Sposa, l’unica, che al suo ritorno

Cristo il Signore verrà a sposare. E saranno le nozze finali dell’Agnello.

 

Il sogno di Dio

Personalmente sono qui come uno innamorato e testimone di quel sogno… il sogno che Dio ha sognato prima della fondazione del mondo… Il sogno per cui, amandole, desidera abitare nelle sue creature e – cominciando dalla chiesa – desidera che a loro volta esse si amino.

 

Il mistero della Comunione

In effetti il mistero di Dio è un mistero di Comunione. Comunione in sé e desiderio di comunione! Parafrasando l’inizio del prologo del Vangelo di Giovanni, potremmo dire: “Nel principio era la Comunione, e la Comunione era presso Dio e la Comunione era Dio. Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei, e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta.” Vale a dire:

1. Il mistero primigenio e fondante della Comunione è Dio! Dio è Amore!

2. L’altro, che procede dal primo, è quello della Comunione che desidera Dio. Il Desiderio di Comunione che è Dio!

 

Il Vangelo del Desiderio

Questo Dio ha desiderato da ogni tempo emigrare con il suo “movimento interno d’amore”, all’interno dell’uomo. Da ogni tempo di venirvi ad abitare. Amore e desiderio di amore. Abitare nel cuore dell’uomo, sperimentare l’uomo dall’interno, trasferirvisi, in unione spirituale dimorarvi (!) e godervi unità. Ed è disceso l’Amore del Padre. Lo Spirito santo ce lo ha portato. Così è scritto: “L’Amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per lo Spirito Santo” – Rm5:5.

 

L’Unità dei cristiani – Cristo e il corpo di Cristo

Alla stessa maniera, fondato sul mistero della Comunione col Signore (che non coincide necessariamente con quella confessionale) il mistero di comunione che è l’unità dei cristiani. È stato Benedetto XVI a dire: “E stato l’errore dell’età confessionale aver visto per lo più soltanto ciò che ci separa, e non aver percepito in modo esistenziale ciò che abbiamo in comune…” (Erfurt). Penso in particolare al mistero per cui, immersi in Cristo (ravvedimento, fede e battesimo), siamo anche innestati nel corpo di Cristo. Lo Spirito viene ad abitare in noi e il nostro corpo diventa tempio dello Spirito Santo.

 

L’Unità con Dio

Dunque l’unità, quella del cristiano con Cristo e con la Trinità, di Cristo col Corpo di Cristo, quindi con tutti i cristiani, e del cristiano con gli altri cristiani, ha come fonte la stessa unità: la comunione che, una volta “in Cristo”, ci precede ed è una realtà. E la realtà è più importante delle nostre idee su quella realtà (papa Francesco). La verità è che siamo “immersi” nella stessa “realtà”. Noi siamo “in Cristo” (e Cristo è in noi) e siamo con lui in relazione con la Trinità. Per questo siamo chiesa. Ci apparteniamo gli uni agli altri. Apparteniamo alla stessa “realtà”. Sul fondamento dell’unità di Dio, dell’unità tra Cristo e Corpo di Cristo, sul fondamento della Trinità, apparteniamo alla stessa realtà!

Come ha detto Padre Raniero Cantalamessa: “Il metro di appartenenza alla chiesa è dato fondamentalmente… dallo Spirito Santo che uno ha o non ha, e non dai legami puramente giuridici e istituzionali. Tra appartenenza puramente visibile alla Chiesa e un’appartenenza spirituale, c’è la stessa differenza che c’è nei sacramenti… tra chi riceve il segno visibile… e chi riceve invece anche la grazia invisibile in esso contenuta… Qui sta il motivo della nostra comunione ecumenica con tutti i veri credenti in Cristo, anche al di fuori della nostra chiesa. C’è dunque una comunione tra tutti i cristiani che non è solo in votis, cioè nei desideri e nel futuro, ma già presente ed effettiva.”

Serafim di Sarov dice che fine autentico della vita cristiana è conseguire lo Spirito Santo… possedere ed essere posseduti dallo Spirito Santo. Che avere lo Spirito Santo nelle profondità del cuore è la vita cristiana; avere comunione con lui nel profondo del cuore è essere santi.

Sicché, se questo è vero, in modo misterioso – perché invisibile – ma non per questo meno reale, se abbiamo lo Spirito, abbiamo Cristo, abbiamo la Trinità. Dunque siamo cristiani! Facciamo cioè parte del corpo di Cristo. Siamo chiesa. Perché chi ha Cristo ha la chiesa. Chi è di Cristo, è della Trinità, è della chiesa. È il mistero del legame profondo e inscindibile di Cristo e della Trinità con la chiesa. E della chiesa con Cristo e con la Trinità. Cristo e il corpo di Cristo: “oùtos ò Christòs”, “questo è Cristo”. Appunto: “Noi tutti siamo stati battezzati in un unico Spirito per formare un unico corpo… e tutti siamo stati abbeverati ad un solo Spirito” – 1Cor 12:13.

 

Il DNA del Movimento Pentecostale

Per questo continuo a pensare che il Movimento dello Spirito, noto come della Pentecoste, su ambedue i versanti, quello Cattolico è quello Pentecostale, abbia nel suo DNA storico e spirituale la stessa vocazione all’unità. E non avrà terminato di dare tutto il suo contributo al proposito di Dio per la sua esistenza fino a che non si sia incendiato d’amore per l’unità, non si sia trasformato in un movimento consapevole della sua vocazione per l’unità. Perché è nato dallo Spirito, ha le sue radici nella stessa visitazione, quella degli inizi del’900 – ricordo il cardinale Suenens – quella Pentecostale. A volte la pioggia per cui preghiamo e di cui abbiamo bisogno comincia a cadere nel giardino della famiglia che ci vive accanto. E comunque sempre, il fine di ogni Pentecoste, sempre, è e non può che essere vita e pace. Vita di risurrezione e riconciliazione. Vita soprannaturale e Pace! Come alla Pentecoste degli Atti! Come nella Valle delle ossa secche! Vita e Pace!

 

Natura del movimento pentecostale

Altra conferma abbiamo quando – ricordo l’ampia ricerca di Walter Hollenweger, mio maestro all’Università di Birmingham – esaminiamo la natura e le caratteristiche salienti del movimento pentecostale. Egli individuava cinque radici fondamentali:

1) Radice orale nera. Ne ho continua conferma nelle mie visite alle chiese nel continente africano. L’utilizzo come via di comunicazione – come nel cristianesimo primitivo – della cultura orale: non la definizione ma la descrizione; non il pensiero sistematico ma la canzone; non la tesi ma la danza. Anche essi, come i cristiani primitivi, fanno teologia adorando. Hanno una teologia orale.

2) Radice cattolica. Credono ai miracoli; evolvono normalmente verso ecclesiologie episcopali; credono alla volontà libera (diversamente dalla teologia riformata). In continuità con la concezione di Wesley, la vita devota, la ricerca della santità.

3) Radice evangelica. Sull’albero della Riforma: la Scrittura come suprema autorità, la salvezza per grazia, il sacerdozio universale, il Risveglio, la conversione personale; radici nel “movimento di santità” del 19° secolo.

4) Radice ecumenica. Una spiritualità ecumenica di base. Una esperienza, il battesimo nello Spirito santo, considerata identica, anche se vissuta in contesti diversi, da persone con background evangelico, cattolico, protestante conservatore o liberale. David Du Plessis ha detto: “I Pentecostali non possono essere considerati solo come l’ala sinistra del Protestantesimo. Ci sono troppi elementi cattolici nella loro storia e nella loro spiritualità”. Interessante! Per la prima volta emerge un movimento di base per l’unità tra evangelici e cattolici. La base di questa prossimità deriva dalla comune esperienza al cuore della loro spiritualità. E questo nonostante le diverse teologie e interpretazioni della stessa realtà.

5) Radice “critica” o “profetica”. La critica al presente di un cristianesimo nominale e tiepido. L’adesione alle istanze di “rinnovamento” (categoria cattolica) e di “risveglio” (categoria evangelica). La critica alla freddezza e alla passività.

 

In conclusione

Altre cose potrebbero essere dette, ma per lo scopo di questa giornata osserverò che l’intero movimento pentecostale e carismatico si presenta come una realtà che nel suo complesso, e per la comune radice storica e spirituale, ha grandi affinità.

 

Una proposta per CHARIS

Da cui, nascerebbe, mi faccio ardito – spero mi sia consentito – una proposta per CHARIS. Ho ascoltato più volte Papa Francesco sull’importanza cruciale dell’incontro, dell’amicizia, di partire dall’essenziale, del camminare insieme, di promuovere l’ecumenismo fondamentale e l’ecumenismo spirituale. È esattamente il terreno sul quale mi sono mosso; da cui possiamo, in piena coscienza e fedeltà al comune fondamento, legittimamente cominciare. Non solo! Ma fare molta strada insieme. Siamo fratelli! Siamo sullo stesso fondamento di Cristo e della Trinità, della appartenenza allo stesso Corpo, pur nella diversità. Su questo fondamento possiamo fare molta strada. Con “Cristo al centro” pregare, lodare insieme, adorare. Leggere e studiare le Scritture, evangelizzare. Coltivare insieme “la vita in Cristo”, crescere verso la maturità. Camminare insieme per godere la comunione fraterna, testimoniare la nostra unità. Una “fellowship” mista cattolico pentecostale? Ci sono già esperienze. Un nucleo, magari un modello da replicare. Pensate che in questa direzione CHARIS possa prendere un’iniziativa? Che possa promuovere questa visione?

 

 

 

Pastore Giovanni Traettino

Chiesa Evangelica della Riconciliazione

 Conferenza dei Leader, 7 giugno 2019

 

 

 

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